Oggi è considerata uno degli emblemi degli snack americani, ma la barretta KitKat ha alle spalle una storia lunghissima, che non ha avuto inizio negli USA. Questa barretta, famosa perché si può spezzettare in più rettangoli, è diventata anche sinonimo di condivisione e della pausa perfetta. Merito dello slogan “have a break, have a KitKat”, che gioca sulla parola “spezzare” e invita a dividere lo snack con altre persone.
La barretta KitKat nella sua versione di base è composta da più strati di wafer croccante alternati al cioccolato al latte e ricoperti di cioccolato al latte. La barretta è composta a sua volta da più barrette, dei rettangoli (o “dita”) che si possono spezzare e separare. Ad oggi ne esistono moltissime varianti, che possono cambiare da Paese a Paese o che sono disponibili solo in edizione limitata, tu quante ne hai assaggiate?
Storia di KitKat – L’inizio
Il lancio della barretta KitKat è avvenuto nel 1935: ad inventarla fu la Rowntree, uno dei produttori dolciari più importanti del Regno Unito, a York. All’epoca si chiamava “Rowntree’s Chocolate Crisp”, era composta da quattro “dita”, mentre nel 1936 fu lanciata la versione a due. Un anno dopo diventò “Kit Kat Chocolate Crisp” per poi mantenere il nome “KitKat”, usato tutt’oggi, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Sebbene fosse piuttosto popolare, il successo di questa barretta è aumentato con l’avvento della televisione e con il famosissimo slogan, lanciato in tv nel Regno Unito nel 1958.
Il nome della barretta deriva dal Kit-Cat Club di Londra, un locale esclusivo frequentato dai politici e intellettuali che si trovava a Londra nel 17° secolo e che a sua volta prendeva il nome dalle celebri mutton pies (tortine ripiene di carne tipiche della tradizione scozzese) preparate dal suo gestore, Christopher Catling, che le aveva ribattezzate Kit Cats. Il marchio Kit Kat (e anche Kit Cat), peraltro, è stato registrato nel 1911, molto tempo prima del lancio ufficiale. L’idea per la barretta divisa in quattro parti sarebbe nata dal suggerimento di uno degli operai della Rowntree, che chiedeva di creare uno spuntino che si potesse facilmente portare nello zaino da lavoro.
Il cambio di look e il ritorno alle origini
Nel 1942 la barretta era già in commercio da qualche anno ma a causa del razionamento delle materie prime dovuto alla Guerra, la ricetta venne modificata con l’utilizzo del cioccolato fondente e fu cambiato anche il colore della confezione, che da rosso diventò blu. Dopo la guerra, quando la barretta prese il suo nome definitivo, si tornò al colore rosso e si tornò ad utilizzare il cioccolato al latte. Quest’ultimo fa parte della versione originaria, mentre oggi il cioccolato fondente è una delle tante gustose varianti che si possono trovare.
A partire dagli anni Quaranta, il successo della barretta KitKat ha iniziato a superare i confini del Regno Unito. È stata esportata in moltissimi Paesi, tra cui Canada e Australia e il successo crescente ha portato la Rowntree ad espandersi sul mercato europeo ma guardando anche agli USA e al Giappone. Nel frattempo, Donald Gilles della JWT London creava l’iconico slogan “have a break, have a KitKat” che viene tutt’oggi utilizzato.
Nel 1988 la KitKat è stata acquisita da Nestlè, mentre dal 1970 sul mercato USA la licenza è stata affidata a The Hershey Company e ancora oggi costituisce uno dei prodotti più venduti dall’azienda. A partire dagli anni Novanta sono state lanciate le prime varianti: la prima fu la KitKat Orange, lanciata nel 1996 e seguita da altri gusti molto amati, come il caramello e la menta. Nel 1999 è arrivata la versione KitKat Chunky, costituito da una sola grande barretta. Ovviamente nel tempo sono state lanciate barrette di diversi formati, come le mini, i bocconcini, o per diverse occasioni; nel 2007 è stato lanciato anche il gelato e nel 2021 è stata lanciata la versione vegana. Tra i gusti più originali ci sono senza dubbio quelli giapponesi: dal 2000 ad oggi in Giappone sono stati lanciati oltre 300 diversi gusti di barrette KitKat, che includono il té verde, il sake, la salsa di soia, la banana e la ginger ale.
Add comment